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Mi sei piaciuta subito
- Mi sei piaciuta subito A. Dal primo momento che ti ho vista.
I tuoi capelli neri, lunghi, ricci, che scendono ribelli a coprire la fronte. Quei capelli che tu, con un gesto tanto istintivo quanto inutile ed effimero, cerchi in qualche modo di fermare ai lati della nuca.
I tuoi occhi scurissimi, eppur straordinariamente luminosi. Grandi, talmente grandi che mi ci perdo continuamente come un moderno Teseo nel suo labirinto. Ma, a differenza sua, io non ho un Minotauro da sconfiggere o una traccia da seguire. Posso così solo smarrirmi, senza possibilità di uscita. E questo accade implacabilmente, ogni singolo giorno. Occhi bordati da sopracciglia folte, curate, nere, perfette; da sole sono in grado di conquistare l’amore di molti uomini.
Un viso allungato, regolare, con zigomi pronunciati, particolare, unico, veramente molto femminile. Una bocca sottile che incastona denti bianchissimi, piccoli. Ti conferisce un’espressione da eterna bambina che contrasta ed esalta una straordinaria ed oggettiva bellezza.
Il corpo è sottile, longilineo eppure al tempo stesso morbido. Spalle esili dall’ossatura evidente. Fianchi pronunciati. Ventre piatto. Gambe tornite, muscolose, potenti. Piedi minuti e curati, con dita piccole.
La carnagione è il fiore all’occhiello. Scura, olivastra. Tradisce una provenienza esotica non troppo lontana. Unita alla figura, ed ai colori, ti permetterebbe di mimetizzarti in molti luoghi del nord Africa con la popolazione locale. La pelle è liscia, di pesca.
Il tuo profumo naturale è diverso da quello di qualsiasi altra donna abbia mai conosciuto. Più forte, intenso, ammaliante, caratteristico, esaltante, coinvolgente, inebriante. Afrodisiaco. Devo avvicinarmi molto per sentirlo, entrando nel tuo spazio personale; quando ciò avviene è ogni volta un sussulto, un colpo al cuore, un accelerare di battiti, un’intensa sudorazione, una confusione mentale cui riesco a sottrarmi solo allontanandomi e riacquistando la giusta distanza. Se esitassi ancora un attimo rischierei di perdere la ragione, di impazzire o, peggio ancora, di pensare che tu sia un sogno raggiungibile, perdendoti così per sempre.
Ci vediamo tutti i giorni. Lavoriamo insieme. Nello stesso edificio ma, fortunatamente, in stanze diverse.
Facciamo una parte del viaggio insieme. Tutti i giorni.
In quei momenti stiamo seduti uno davanti all’altro. E parliamo.
In quei momenti sei mia. Solo mia.
Rimani un sogno impossibile, ma un sogno vicino, quasi palpabile.
Non m’illudo. So che non potrò averti mai.
So che tutto quello che posso avere si riduce ad una manciata di minuti quotidiani.
Mi accontento.
Mi accontento.
Mi accontento di vederti. Di parlarti. Di starti vicino e, assai raramente, di sentire il tuo profumo.
Sei tutto ciò che ho sempre sognato. Ti ho cercato durante tutta la vita pur sapendo che, nel momento in cui fossi riuscito a trovarti, non sarei mai stato in grado di afferrarti.
Ora che ti ho conosciuta mi chiedo se sei la mia fortuna o la mia sfortuna. La mia cura o la mia malattia. La mia forza o la mia avversione. La mia forza o la mia debolezza. La causa della mia felicità o della mia tristezza. Me lo chiedo tutte le mattine, e tutte le mattine mi do una risposta diversa
Se si potessi avverare un mio desiderio, se ne avessi solo uno a disposizione in tutta la vita, chiederei un tuo bacio. Nient’altro.
(Luca Cosentino)
La sveglia
Questo è il mio buongiorno ..
Drin drin la sveglia suona
Ma che evoluzione
Dal canto del gallo
A melodia di una canzone
Coraggio tutti in piedi
Fuori dal piumone!
Si scende giù in cucina
Si fa’ colazione!
Di sveglie ne ho sentite
Suonare in ogni modo
Gli anni son trascorsi
Adesso ho un altro ruolo
Quello della mamma
Che sveglia il suo ragazzo
Lo gurda andare a scuola
Con assonnato passo
Da dietro ad una tenda
Lo guardo camminare
Sorrido e penso a quando
Sara’ lui a svegliare
Chissa’ con quale sveglia…
Chissa’ che suono avra’…
Il suono dell’amore
Quello non cambiera’….
Carmela Leonardi
Passeggiate Romane

PASSEGGIATE ROMANE
Telefonate ovvero Kafka a Roma
Ore 10,15 di oggi 14 gennaio 2016.” Pronto? E’ il sig. Cesare Prudente ? Guardi domani ha la visita psichiatrica. In mattinata dalle 08,30 a 12,30. Nel suo domicilio. Chi parla è la ASL di appartenenza. Come ? scusi non è lei che ha fatto richiesta di una visita cardiologica? Che c’entra dice? E’ la prassi. Certo la nostra prassi” E la signora riattacca. Naturalmente il numero è segnato come sconosciuto. Provo a chiamare l ASL. Sempre occupato. Chiamo allora una amica che mi erudisce “Ma no n ti preoccupare. No non è una ritorsione perchè ti sei lamentato in ogni dove della sanità romana. Qui non si è in uno Stato di Polizia. Qui si è sanamente inefficienti anche per il controllo dei rompiscatole come te. Tu sei prima di tutto una fonte di spesa . Prima di erogarti quello che tu ed il tuo medico chiedete, qualora non sia possibile rimandare e lo si deve proprio, eroghiamo quello che serve a noi. Tante belle visite di specialisti che tu non chiameresti mai, pagate come un luminare. Scusa ma perc hè ti inquieti? E’ tutto pagato eppoi tu hai l’esenzione per l’invalidità. Si va bene paga la collettività. Ma lo vedi che sei pignolo? Proprio adesso che per quest’anno con il Giubileo siamo riusciti a strappare qualche soldino in più per la sanità qua nel Lazio. Ma stai calmo che tanto lo psichiatra manco ti guarda. Viene due parole e se ne va. E’ un pro form. La prassi. Come? Sei il solito estremista, quali soldi buttati via. Va bene , in nome della nostra vecchia amicizia, da ex compagno di collettivo di tanti anni fa. Te la prendi troppo a cuore per un problema che non c’è.” E’ questo è tutto care amiche ed amici . Succede a Roma nell’anno di grazia 2016 addì 14 Gennaio. Aspettando una visita psichiatrica per il mio cuore che fibrilla. Vi terrò informati
PASSEGGIATE ROMANE
Aggiornamento. Non di visita psichiatrica come l’ignota signora de.la ASL mi aveva comunicato ma di visita fisiatrica. Rimane il mistero di come avendo richiesto io ed il mio medico la visita cardiologica è venuta la visita fisiatrica. Uno però potrebbe commentare “Sta a guardà er capello”
Cesare Prudente
Le conoscevo tutte per nome,
Le conoscevo tutte per nome,
e per la curva dei fianchi,
e per le natiche sode,
e per i baci dati ad altri.
Loro non conoscevano
nulla di me, se non la voglia
che mi prendeva, a sera
e nelle albe di speranza,
di averle mie. Stavano
ferme al sole, negli occhi
la malizia delle donne
che si sanno belle.
Speravo sempre
che pensassero,
almeno in un respiro,
al mio pensarle. Caste sempre
e puttane.
Non agghindarti per amore,
Non agghindarti per amore,
se di amore vuoi essere amata,
vesti un abito semplice molto,
e leggermente sconsolato;
e della tua anima non dirgli,
se duri hai i capezzoli
e sode le natiche. Cammina
per le strade che conosci,
anche se aspre, e ungi le tue
mani con il balsamo della fonte
lussuriosa. Racconta
la tua vita mentendo. E vivi
sorpresa di vivere.
(Fausto Cerulli)
Le mie immagini
Le mie immagini, quelle che custodisco
negli occhi della memoria, trascolorano
come riflessi aguzzi negli specchi, e luce
non so più dire a me stesso, solo anima,
e monete false nelle borse degli occhi,
ma mi tradisce qualcosa che serpeggia
nelle mie vene adatte ad essere piegate
come uncini : non conosco oramai paura,
essendo morta la mia speranza di essere
nei nascondigli amorosi. Leggera cammina
accanto a me una tollerabile
stanchezza.
(Fausto Cerulli)
Le parole del nostro discorso
Le parole del nostro discorso
amoroso avevano un loro percorso
ambiguo da seguire. Sostavano
negli anfratti misteriosi del nostro
essere consapevoli della fine,
di quando sarebbero diventate
simili al silenzio che prima aveva
segnato le nostre vite divise.
Avevano paura- forse- del loro
senso, quelle nostre parole,
e noi le volevamo tranquille,
magicamente, di baci.
Ma il nostro amore studiava
meticoloso il proprio suicidio,
così simile ad una strage
privata.
(Fausto Cerulli)
Cercavo nelle cianfrusaglie
Cercavo nelle cianfrusaglie come fosse un mio obbligo
tralasciare l’essenza, e a me accadeva di trovare
la resistenza degli oggetti nella palude del banale
orrendo. Conoscevo strade maestre, quelle
segnate dai semafori del disgusto , ma volevo
percorrere l’ angusto vicolo dove non posso
perdere altro che la mia ombra disadorna. Ora
qualcosa dentro di me mi dice di non cercare,
ripete di non cercare,tutto è stato trovato
nella scia del nulla.
Forse mi potrebbe fare salvo la morta fanciulla scolpita
nel marmo che ormai si sfalda, secolare cenere che
torna cenere. Ma non mi serve essere salvo ora
che l’ora ha ucciso gli orologi alla
memoria.
(Fausto Cerulli)
Come una malattia molto umile
Come una malattia molto umile,
acqua nasceva dalla terra
nelle strade mattutine di una
Parma conosciuta da sempre.
E tra qualche rondine impaurita
lui sedette sulla pietra assurda
a guardare per non vedere,
tra cortine di nebbia, la Chiesa
invecchiata di preghiere
Qualche presagio quasi di
lager lo spinse nella cripta.
adatta alle meditazioni
insoddisfatte. Poi la nebbia
fu solo un ricordo, e lei
comparve nel sole inatteso,
e in segno di saluto mosse
da lontano le sue mani esili,
e parve un volo di colombe,
augurale, Poi venne, atteso
da sempre, il male di un addio
molto normale.
(Fausto Cerulli)
Se la musica fosse mai spasimo
Se la musica fosse mai spasimo
saprei il nome del viandante, non so
se uomo o donna, che ha chiesto
asilo sotto la mia tenda ed aveva
abiti comunque di angelo, ed aveva
dita atte ad una arpa e l’incavo
del violinista nel collo sottile.
Semplicemente maliziosa,
Semplicemente maliziosa,
tu, di quella malizia con cui
accavalli le gambe a mostrare
la nuda pelle oltre le calze
autoreggenti color fumo
di londra, tu molto femminile
nel passarti la lingua
sulle labbra a simulare
baci lascivamente dolci,
tenera tu come tutte le donne
che amo nella memoria
del passato, nella speranza
del futuro amoroso, e
nella inquieta eccitazione
del presente. Morbida
tu, come tutte le donne
in tutti i sogni..
(Fausto Cerulli)